Buon
lunedì, amici. Oggi torno sul blog con un nuovo argomento. È da un po’ che
chiedo come mai io abbia ignorato i due libri più famosi dell’autrice Jojo
Moyes. Sto parlando di “Io prima di te” ed il suo seguito intitolato “Dopo
di te”. Come mio solito fare, qualche giorno fa, sono tornata a ficcanasare
nella camera di Emma Braccani e sorprendentemente mi sono trovata a sfogliare
questi due libri che non erano impilati assieme agli altri. Emma li aveva
infilati in un vaso color lilla, forse, ho pensato io, per darne un senso
metaforico. Chi ha letto il mio romanzo, saprà benissimo che Emma è una ragazza
creativa, pensosa, con una gran voglia di scovare il senso in ogni cosa, in
questo caso nei libri, nelle storie che legge. Credo sia lo scopo di ogni
lettore, di un buon lettore. Ebbene, ho deciso di prendere in prestito tutti e
due i libri della Moyes, sperando di assaporarli velocemente, poiché non vorrei
mai dare alla mia eroina il dispiacere di non trovare più i suoi amati libri.
Quindi in quattro giorni sono riuscita a terminare il primo capitolo “Io prima
di te” e in meno di una settimana ho scoperto le vicende narrate in “Dopo di
te”.
Cerco
sempre di non leggere i cosiddetti “libri del momento”, poiché non sono tanto
affascinata dal giudizio divulgato dalla massa. È la stima che nutro nei
confronti di Emma a condurmi sempre verso nuove letture, talvolta anche quelle
che sono di tendenza. È grazie a lei, quindi, che ho scoperto questa autrice,
ritenendola la migliore nel suo genere poiché, nelle sue storie, si arma quasi
sempre di realtà e sentimenti. “Io prima di te” è senza dubbio un libro
emozionante, realistico. I personaggi sono ben caratterizzati anche se la
protagonista, Louisa, ragazza dai gusti bizzarri, mi ha tanto ricordato il famoso
personaggio di Ugly Betty. Will Traynor invece, l’ho trovato un personaggio
meno stereotipato e molto intrigante a livello intellettuale. Leggere le sue
battute, il suo vissuto, è l’aspetto più toccante del libro. L’autrice è stata
in grado di raccontare una realtà che purtroppo colpisce molte famiglie, colorandola con un pizzico di simpatia. Una storia dunque che
oscilla tra l’emozione negativa ed il sorriso.
"Per qualche tempo ti sentirai a disagio nel tuo nuovo
mondo. Ci si sente sempre disorientati quando si viene sbalzati fuori dal
proprio angolino rassicurante... C'è fame in te, Clark. C'è audacia. L'hai
soltanto sepolta, come fa la gran parte della gente. Vivi bene. Semplicemente,
vivi!" - Will . Un romanzo bello, per
certi versi realistico ed emozionante. Jojo Moyes ci ha deliziato con un sequel per nulla scontato e di supporto per
molte persone. Perché? Be' il lutto per le persone a noi care, incenerisce il cuore facendoci
dimenticare di esistere e la Moyes con questo romanzo, ha esplorato e analizzato
la dimensione di una persona, in questo caso di Louisa
Clark la quale, in assenza di Will, ha dimenticato i passi importanti per
vivere. Vi consiglio questo libro perché, sebbene alcune scene siano un po'
cinematografiche e di stile poliziesco, vi terranno incollate dalla prima
all'ultima pagina, e vi condurranno insieme a Clark sui passi giusti.
Ma ora passiamo al quesito
di oggi. È da un po’ che non faccio altro che chiedermi: quanto amore vero c’è
nei libri? Ebbene, per rispondere alla mia domanda ho ritenuto
opportuno immedesimarmi in fogli di carta, in particolare, ho immaginato di
essere le pagine di un romanzo, da cui ho assorbito ogni macchia d’inchiostro,
riprendendo fiato ad ogni punto inflittami dalla penna e cullandomi nel dolce
tratto delle virgole. Perché i romanzi rosa sono sempre più favoriti dei
romanzi che trattano d’altro? Siamo sicuri che quest’ultimi non presentino mai
tracce di amore, ma solo quelle di odio? L’amore tra due personaggi che
assaporiamo nei libri è davvero così autentico al concetto dell’amore? Direi di
no. Il concetto di "amore" è così vasto che non sarei contraria se un giorno qualcuno si rifiuterebbe di scrivere storie d'amore. I due argomenti, odio e amore, dovrebbero essere affrontati e trattati con consapevolezza e con realismo. Sapete, io sono soltanto un foglio e ricordo che, talvolta, sentivo il
tratto d’inchiostro marcarsi di più, pungendomi e trasformando tutte le
emozioni positive che avevo assorbito fino ad allora, in emozioni negative.
Così ho capito che amore e odio sono due sentimenti che ne valgono una sola.
L’uno è intrinseco
all’altro anche se nella storia vedremo prevalere soprattutto il rosa e in
minima parte il nero. Ma io sono realista, e poiché sia stato in un
certo senso piacevole leggere un romanzo così ottimista, io esamino i punti
neri della storia. Sono piccole fratture, lo so, ma proprio per questo le ho
ritenute inverosimili. Immaginiamo di essere a teatro, presto assisteremo ad
uno spettacolo, ovvero alla riproduzione esatta della realtà. Non ci resta che viverla:
le luci si spengono e, nello stesso momento, vediamo accendersi dinanzi a noi
altri riflettori che puntano sul palcoscenico; si apre il sipario, entrano in
scena L’Amore e il Bene. Non dopo troppo tempo però, uno dei due si muta in
“Male” e L’Amore, provando nel petto un dolore insopportabile, cade a terra. Vediamo
il sipario alzarsi di nuovo e di lì a poco, si fa avanti un’ombra che sentiremo
chiamarsi Odio. Sarà colui che
raccoglierà ciò che rimane de L’Amore, facendolo uscire di scena, ferito e
dolorante. Adesso, sul palco, rimangono soltanto loro due: il Male e L’Odio.
Rifletto sulle mie
immagini e capisco che quello a cui ho assistito non è stato altro che un processo di scambio in cui viene data la precedenza, per
coscienza o meno, ad un’ombra maligna e protettrice. Quante volte ci è capitato
di rimanere feriti tanto da mettere da parte l’amore, armandoci così dell’odio?
E quante volte abbiamo detto a noi stessi la frase: “Sono cambiata, non sono
più quella di una volta”. In realtà io credo che nulla è cambiato dentro di
noi, saremo sempre le persone che sognano l’amore che, come ogni cosa, è munita
della sua parte oscura: l’odio per l’appunto, che interviene soltanto quando
l’amore è stato inibito dalla luce rossa del semaforo, dando così la precedenza
all’odio che, dall’altra parte della strada, ha trovato il verde. Ad ogni
concetto persiste sempre il suo contrario: Felicità/ tristezza; gioia/dolore;
ottimismo/pessimismo, bene/male… ecc. Solitamente quando la situazione lo
necessita, l’uno prevale sull’altro. Io posso amare qualcuno, ma quel
“qualcuno” può deludermi e in me si accenderà la fastidiosa spia dell’odio,
quel sentimento che può essere governato o meno dalla nostra coscienza. Sebbene
sia stata ferita possono trasformarmi in un vigile urbano e non dare mai la
precedenza all’odio. Lo lascio lì impostato perennemente davanti alla luce rossa
del semaforo. L’odio è un guerriero che al di là del suo scudo protegge
l’amore, lo tutela. In caso contrario, L’Amore esiste e persiste in una forma
diversa, forse più debole ma avrà tempo di riprendersi e rifiorire. A questo
punto, torniamo a teatro; lo spettacolo è finito e, purtroppo, ci accorgiamo
che nel cuore ci ha lasciato tanta amarezza; l’amore è appassito e il male ha
avuto la sua ultima battuta, uscendo di scena trionfante. Usciamo dal teatro
angosciati, rabbiosi, frustrati poiché avremmo voluto che la storia terminasse
in un altro modo, che si chiudesse con il cosiddetto “lieto fine”. La vita non
è mai banale e, di conseguenza, non dovrebbe esserlo alcun libro,
indipendentemente dal suo genere. Quindi siamo rimasti fermi nella scena in cui
L’Amore ha perso per sempre. Siamo a casa, ci abbandoniamo su una comoda poltrona
e riflettiamo su quanto visto. La mente diventa un groviglio di pensieri,
vorresti fare qualcosa per sbrogliare quella matassa. Da semplici spettatori diventiamo scrittori che si pongono un unico obiettivo: quello di cambiare il finale della storia. Senti
ardere dentro di te la fiamma della rivincita, senti innalzarsi un grido di
rivalsa e capisci che l’unica cosa da fare è partire dalla fine, parlare di ciò che nella realtà non va come dovrebbe andare. Ad ogni parola corrisponde un suo contrario.
Per ritornare sulla giusta via, per ritrovare L’Amore, dobbiamo necessariamente
partire dalla cattiva strada, da ciò in cui tutto è finito. L’ultimo vincitore,
ovvero L’Odio. È da qui che si originano le storie negative, dove prevalgono emozioni
quali l’odio, la rabbia e il rancore e sebbene sappiamo che il “nostro” libro
verrà rifiutato dalla maggior parte dei lettori, poiché le persone non
desiderano angosciarsi con storie infelici, ci facciamo coraggio, invitandole
ad assistere ugualmente al “nostro” spettacolo, ad un nuovo spettacolo.
Inizialmente, il Pregiudizio li fa esitare all’entrata ma poi, con l’intervento
dell’Intelligenza, lo vediamo mettersi da parte, permettendo così alla frotta
di gente di affluire all’interno della sala. È fatta, abbiamo il nostro
pubblico composto da persone scettiche, avvezze a storie di un’altra natura, quella
felice, quella leggera dove sul palco L’Amore ha sempre la meglio dalla prima all’ultima scena.
Si apre il sipario ed eccoli lì: vediamo entrare sul palco il Male e L’Odio,
dietro il cui scudo intravediamo il faccino impacciato de L’Amore. È ancora
debole per intervenire. Per la prima metà del libro, assistiamo a scene di
violenza, ad una vera e propria battaglia tra i due protagonisti che suscita in
noi emozioni prettamente negative, vere, dalle quali desideriamo liberarci. Osservo il
pubblico che per la prima metà del libro si mostra partecipe: a volte è in
delirio e, preso dalla rabbia, lo vedo incitare L’Odio a farsi valere, a infliggere
la sua spada nel Male. Avverto vibrare sulla mia pelle, l’emozione della gente
che fa da collante ai loro cuori. Vedo un pubblico alleato, un pubblico che non
mi sarei mai aspettata di vedere, un pubblico che dapprima aveva rifiutato il mio
spettacolo e che poi sembrava addirittura amarlo. È stato un viaggio, una
carica di adrenalina allo stato puro e finalmente quando L’Odio ha sferrato il
suo ultimo colpo al Male, ci crogioliamo tutti nella felicità di vedere
riapparire sul palco, la figura rosea e celestiale de L’Amore. L’Odio si è
fatto da parte per dare di nuovo luce all’Amore. I riflettori si accendono per
tutto il teatro e le persone scattano in piedi, applaudendo calorosamente alla
luce che, con coraggio e sagacia, è stata in grado di riemergere dal buio.
Un libro di rabbia e di odio non vi emozionerà meno di un
libro d’amore. Un libro d’amore, leggero dal punto di vista della trama può
sottintendere l’odio e viceversa. Un romanzo regala emozioni vere soltanto se
rispecchia la realtà. Siamo uomini, ma siamo anche nemici di un branco di lupi
che agiranno sempre per il proprio bene. Siamo egoisti per quanto sentimentali.
Cerchiamo l’amore nei libri, poiché non lo troviamo nella realtà; ci vuole coraggio e tanta voglia di fare la differenza per scrivere libri che, in un primo momento, sono contrapposti alla felicità, al bene, ma ce ne vuole altrettanto per mettere da parte il Pregiudizio ed affacciarsi ad una realtà di carta.
“Un libro d’amore parlerà sempre di odio; un libro di odio,
parlerà soprattutto di Amore”.
Un’ultima cosa; poco fa vi ho detto che Emma ha lasciato i
due libri di Jojo Moyes dentro ad un vaso color lilla. Quando sono tornata a
casa sua, il vaso era ancora sul davanzale della finestra; benché privo di terra,
ho rinvasato i due romanzi, posizionandoli quindi dove li avevo trovati l’ultima
volta. Con mia grande sorpresa, al suo interno ho trovato un post-it con su
scritto: “L’odio pianterà le sue radici dalle quali fiorirà L’Amore”.
By Emma,
ciao io ho letto io prima di te e mi è piaciuto molto ma nn so se riesco a reggere la botta del secondo libro comunque mi piace molto il blog è molto bello e mi sono iscritta se ti va passa anche da me mi farebbe molto piacere
RispondiEliminahttp://unlibropersognare1.blogspot.it/