Tra i diversi volumi della libreria di Emma Braccani, ne ho
scovato uno particolarmente interessante. Emma lo aveva riposto sull’ultimo
scaffale, il più alto di tutta la libreria, per intenderci. L’ho ripulito dalla
polvere, Emma dovrebbe imparare ad avere più cura dei suoi libri, ma comprendo
la sua noncuranza e non gliene do troppa colpa. Se Emma avesse una vita meno
ingarbugliata, sicuramente avrebbe abbastanza tempo per curare i suoi
“gioielli” da libreria. Ma torniamo a noi; sulla copertina del libro c’è il
volto di una donna dell’ottocento; i suoi capelli sono raccolti a chignon e
l’espressione profonda degli occhi rende giustizia alla storia di cui sto per
parlarvi. Nel 1847, Charlotte Bronte
scrive la sua terza Opera intitolata Jane Eyre, grazie alla quale si aggiudica la
fama internazionale. Jane Eyre è un capolavoro senza tempo che fin da subito
riscosse un grande successo di pubblico, anche se parte della critica
dell’epoca rimase scandalizzata dalla descrizione della passione amorosa della
protagonista. Jane Eyre, l’eroina di Charlotte Bronte, è una donna audace, indipendente,
autoritaria e sentimentale al tempo stesso. Ho amato questo personaggio sin
dalle prime pagine, quando la Bronte racconta di una bambina orfana e affidata
alla famiglia Reed a Gateshed dalla quale sebbene sia ripetutamente maltrattata,
la piccola Jane dimostra un ammirevole forza d’animo che terrà viva anche quando
viene portata nell’Istituto per ragazze povere Lowood, in cui in età adulta, diventerà
un’istitutrice alla ricerca del suo spazio nel mondo. Ed è questa ricerca a
farsi strada da sola, che condurrà Jane sulle strade di Thornfield Hall, dove
si aggiudica il ruolo di istitutrice della figlia dell’amante francese del
signor Rochester, affascinato dalla bellezza di Blanch Ingram con la quale
convoglierà presto a nozze, rendendo così la sua signora la padrona dei suoi
possedimenti.
Jane Eyre è un romanzo di formazione in cui la voce narrante
è proprio quella dell’audace Jane. Leggere quest’Opera è stato come trovarmi
accanto ad un’amica la quale, alternando momenti di malinconia a quelli di passione,
gioia e sofferenza, mi ha reso al corrente della sua incredibile storia che mi
ha travolto emotivamente dal principio fino alla fine, ovvero a quelle ultime
parole che mi hanno suscitato brividi sulla pelle. Durante il “viaggio”, non ho
notato molte differenze tra la Jane bambina e quella adulta; il tempo e le
varie esperienze che la giovane vive non hanno fatto altro che acuire in lei i
valori che l’hanno resa una donna forte, caparbia e che, nonostante le
sofferenze della vita, sia riuscita a tenere integra la propria individualità
in una società in cui erano scarse le probabilità di riuscirci. Nel romanzo Charlotte
Bronte porta avanti tre aspetti: l’indipendenza, il perdono e la passione. Non
posso dire che io le abbia condivise tutte e tre, ma non mi duole affatto
ammettere che io abbia scelto questa lettura per l’inclinazione rigida che è
stata scelta dall’autrice e per la lotta contro l’emancipazione femminile;
prima di avvicinarmi a questa grande autrice, ho letto tutte le Opere di Jane
Austen e devo dire che, solo dopo aver letto Jane Eyre, tra le due scrittrici
la Bronte si conferma la mia autrice preferita. La sua emotività cupa e realistica
rispecchia decisamente la mia. In Jane Eyre respirare l’atmosfera gotica della
brughiera è stato quasi famigliare. Non fraintendetemi, adoro le Opere
austeniane e ammiro i pensieri ed i principi che ne costituiscono il valore, ma
l’atmosfera tranquilla che vi troviamo in ciascuna di esse, non conquista e non
appaga appieno la mia interiorità.
Nell’ultima pagina ho trovato un foglietto in cui Emma aveva
scritto le proprie impressioni che, da quanto ho visto, non si allontanano molto
dalle mie. Sia io che Emma abbiamo amato la psicologia dei personaggi ed i
dialoghi che Charlotte Bronte ha scritto con notevole passione, nonché le
descrizioni dei paesaggi, degli oggetti e degli scenari che la giovane Jane
sembrava descrivere al lettore con la voce del cuore. Penso che “tornerò” in
brughiera prima o poi, facendomi travolgere ancora dai dialoghi tra Jane e Mr
Rochester, un uomo colto, ricco e affascinante, proprietario terriero che non
impiega molto ad innamorarsi della giovane la quale, a sua volta, si innamora follemente
di lui il quale però ha un segreto da nasconderle, un matrimonio vantaggioso,
voluto dal padre in Jamaica, con una donna molto bella e nel cui sangue scorre
il gene della pazzia. Soltanto dopo il matrimonio, Mr Rochester, allora
ventenne, viene a conoscenza delle stranezze di quella moglie la cui malattia
lo porterà a rinchiuderla in una parte della tenuta, escludendola per sempre
dalla società. Errori che sembrano irreparabili, ma sarà la fede in Dio a
ricondurre Jane sulla via del perdono e, naturalmente, dell’amore.
Avevo postato un commento, ma a quanto pare qualcosa dev'essere andato storto o.O comunque, bella recensione, sono d'accordo con molte felle tue opinioni. Jane Eyre è senz'altro un capolavoro, ma il mio preferito, quello che amo di più dei romanzi di Charlotte, è Shirley.
RispondiEliminaBuongiorno, nuova follower! Complimenti per il blog, è veramente carino! Se ti va ti aspetto come lettrice fissa da me, qui la mia ultima recensione su una serie tv (fresca di giornata)
RispondiEliminahttps://ioamoilibrieleserietv.blogspot.it/2017/08/i-durrell-la-mia-famiglia-e-altri.html
grazie!