"Con i piedi per terra e la testa fra le nuvole, Emma iniziò a leggere..."

mercoledì 22 febbraio 2017

Ragione e Sentimento, Jane Austen


Ragione e Sentimento di Jane Austen
C'è una libreria, una delle poche che io abbia mai consultato e contemplato. Proprio lì davanti, ne ammiro i colori delle rilegature, mentre scivolo con gli occhi da un titolo ad un altro, da un autore a quello che chissà, essendo suo contemporaneo, magari era stato un rivale. Emma non c'è, non so dove sia, ma suppongo che anche oggi si trovi al convitto Julius. Ho approfittato della sua assenza e benché io non fossi sicura se sarà momentanea oppure no, cerco di fare tutto alla svelta.
Cinque giorni fa, così come oggi, mi sono intrufolata nella sua stanza con l'intenzione di "rubarle" un capolavoro senza tempo, un classico che a guardarlo - aveva il segnalibro a un terzo della metà- mi è sembrato una sua lettura recente. Non era impilato assieme agli altri libri; Emma lo aveva lasciato sul letto, accanto a un dvd della serie di The O.C. Credo che ne sia quasi ossessionata, poiché lo sorpresi fuori dalla custodia già qualche giorno prima. Tuttavia, mi infilai il libro nella borsa ed uscii in punta di piedi pensando a quanto tempo avrei impiegato per leggere "Ragione e sentimento" di Jane Austen. Ammetto che lo avevo letto già qualche anno addietro, ma aver lasciato un libro solo, fuori dalla sua "dimora" e lontano dai suoi simili, mi è sembrato peggio di un esilio e sarebbe stato brutto da parte mia lasciarlo lì. Avete presente quei "famosi" - immaginate come se lo dicessi con tono sprezzante- sandali con i due buchi laterali poco prima della punta al di sotto dei quali appaiono quegli incantevoli calzettoni bianchi tirati fino alle caviglie con tanto di merletto?
Ecco, se ci siete riusciti ad immaginarli chiedo venia. Ma sì, il paragone che mi viene da fare è proprio quello: il libro di Jane Austen era così, letteralmente fuori posto! Esattamente come quei sandali con i memorabili calzettoni bianchi. Ma torniamo a noi e alla lettura che ho scelto qualche giorno fa dalla libreria di Emma.
Quando leggo un libro di Jane Austen non sono mai a casa, metaforicamente parlando.
Non importa la storia, non importa chi siano i personaggi, è la cara zia Jane! Unica nel suo genere! La lettura di qualsiasi Opera di Jane Austen è piacevole, intrigante, stimolante! "Ragione e Sentimento" ha rappresentato per me il primo approccio verso questa nota autrice. Un trampolino di lancio alla scoperta della letteratura inglese. Marianne e Elenor, le protagoniste di questa storia, sono due sorelle e, come ci fa capire bene Jane Austen, sono caratterialmente molto diverse. Sono le figlie nate da un secondo matrimonio del Signor Dashwood. Oltre a loro c’è anche una sorella minore, Margaret e il fratello maggiore John, che è nato dal primo matrimonio e quando il padre muore, la tenuta di Norland passa proprio a lui! A John Dashwood. Poco prima che il povero Signor Dashwood lasciasse la sua famiglia, fece promettere al figlio maggiore che, dopo la sua morte, si sarebbe preso cura della matrigna e delle tre sorellastre. Qualcuno però impedirà la realizzazione di questa promessa: la moglie di Mr John, la signora Fanny, donna profondamente egoista, riuscirà a persuaderlo a non donare alcuna eredità paterna. Questo è uno dei personaggi più odiosi dell’intera Opera! Per fortuna il suo personaggio non appare spesso, ma i personaggi della Austen sono così realistici che se non li vediamo esibirsi sul palco, essi agiscono e continuano a vivere dietro le quinte.  A quel punto, le tre donne di casa Dashwood si ritrovano sole in una condizione di estrema precarietà economica e, per tal motivo, la madre teme per il futuro delle sue figlie. Dal Sussex si trasferiscono nel Devonshire, a Barton Park; un lontano cugino Sir John Middleton, a conoscenza delle loro difficoltà economiche, dimostra loro grande solidarietà invitandole a risiedere nel suo Cottage ad un prezzo inferiore del valore reale.
Rammento ancora il momento in cui la famiglia Dashwood, a bordo di un vecchio calessino, va incontro ad una nuova vita, lasciandosi alle spalle tutti i dolori subiti e le umiliazioni che susseguirono a causa dell’invasiva presenza di Fanny. A mio parere è un punto molto toccante del romanzo: dalle pagine traspare nostalgia, malinconia, ma anche un pizzico di eccitazione per il mistero di quello che riserverà loro il futuro. Passiamo alle due protagoniste: Marianne ha un carattere dolce, affabile, malleabile e da vera sognatrice. Elenor invece, sin dai primi capitoli, dimostra una durezza d'animo; ella è riflessiva e razionale, osserva con estrema preoccupazione l'indole romantica, impulsiva della sorella. Nonostante questo, sono legate da un fortissimo affetto. Ho sempre favorito il carattere di Elenor a quello di Marianne, ma non saprei dire quale fra i due fosse migliore dell’altro. Qualsiasi tipo di personalità, estroversa o introversa che sia, ha dei pro e dei contro. Quante volte ho sentito gente lamentarsi del proprio carattere, desiderandone un altro. Sono considerazioni immature, poiché nessuna personalità è perfetta o forse, lo è soltanto al momento della nascita. A volte sembra quasi che Marianne reclamasse il carattere distinto della sorella maggiore, poiché la ritenesse saggia, matura e coscienziosa, ma in realtà, come giusto che sia, rimane fedele a se stessa, ai propri desideri e ai propri modi di fare.  Un giorno nella loro vita appartata irrompe l'affascinante Willoughby: colto, galante, impetuoso, non può che rubare il cuore della giovane Marianne. Ma anche la passione più ardente è destinata a scontrarsi con la spietatezza della realtà. Marianne benché fortemente innamorata di Willloughby che si rivelerà d’essere un uomo di poco valore, sprofonda in un dolore quasi instancabile che sembri non volerla lasciare mai.
 Era questo il più grande timore di Elenor, che per giorni aveva deciso di nasconderle le cattive intenzioni del giovane. Così saggia dunque, da prevedere la reazione della sorella, tenendo poco conto dell'angoscia che custodiva dentro di sé. L'amore tra sorelle infatti, ha il potere di scacciare via dal cuore qualsiasi altro di problema personale ed Elenor, ragazza altruista e riservata, dimostra una grande forza a mettere da parte i propri sentimenti nei confronti di Edward Ferrars, fratello di Fanny. Il rapporto fra i due è principalmente scandito da un reciproco rispetto, stima e silenzi, che verranno interrotti da un’agghiacciante rivelazione. Entrambe le sorelle Dashwood combattono interiormente per l’amore, chi in un modo e chi in un altro. Elenor è capace di razionalizzare i sentimenti, o almeno, si illude di poterlo fare, mostrandosi sempre a pieno delle forze. Per entrambe la Austen ha tracciato un destino felice, romantico. A fine lettura non so se io abbia provato più stima per l’autrice o per i personaggi. È stato un viaggio quasi realistico. La sua lettura la consiglierei anche alla persona meno romantica del mondo, perché? È presto detto: Opere come “Ragione e Sentimento”, non solo offrono agli occhi del lettore uno stile eccezionale, ma lo catapultano in un’epoca che, sebbene fosse lontana dai nostri tempi, ha tanto da insegnare. Lo stile di Jane Austen lo trovo delizioso e di gran lunga piacevole.

Ripongo il libro dove lo avevo trovato e scatto anche una foto con il cellulare. Anche oggi ho preso in prestito un altro libro dalla libreria di Emma, ma per saperne il titolo dovrete aspettare la prossima recensione. 
Ragione e Sentimento di Jane Auste, Giunti 2014




1 commento: